La parrocchia Santi Matteo e Gregorio Magno è un Ente Ecclesiastico civilmente riconosciuto con Decreto del Ministero dell’Interno il 22/07/1989, pubblicato sul supplemento straordinario del G.U. n° 16 del 14/10/1989.
Il duplice titolo della parrocchia risale al 27 aprile 1857, quando l’arcivescovo Marino Paglia, con la bolla Laudatissima et vetusta ecclesia, trasferisce la parrocchia dalla chiesa di S. Gregorio Magno, in via dei Mercanti, alla Cattedrale e il 12 maggio successivo ne nomina il primo parroco, d. Modestino Carbone.
Il 12 gennaio 1860 la chiesa di S. Gregorio è dichiarata succursale della Cattedrale ma il parroco rimane di fatto nell’antica sede fino al 12 luglio 1939.
Il 12 giugno 1880 l’arcivescovo Valerio Laspro chiede alla Sacra Congregazione del Concilio di essere autorizzato ad eliminare la succursale.
Il 17 gennaio 1888 il parroco è annoverato fra i canonici onorari del Capitolo metropolitano.
Dal 12 luglio 1939 la parrocchia, di fatto e definitivamente, viene trasferita nella Cattedrale e l’antica chiesa di S. Gregorio Magno diventa, poi, sede del Museo della Scuola Medica Salernitana.
Cfr. GENEROSO CRISCI, Salerno Sacra, ricerche storiche, (a cura di Vincenzo De Simone, Giuseppe Rescigno, Francesco Manzione, Donato De Mattia). Vol. I 2a Ed, Gutenberg, 2001. Cfr. AA.VV, “Santi Matteo e Gregorio Magno” in Annuario 2000, Arti Grafiche Landi, Baronissi (Sa), 2000.
La Basilica
La Cattedrale fu fondata da Roberto il Guiscardo. Nel Marzo del 1081 venne inaugurata la cripta e nel luglio del 1084, la chiesa venne consacrata dal papa Gregorio VII in persona, rifugiatosi a Salerno. Il Duomo è esemplato sul modello dell’Abbazia di Desiderio a Montecassino con una pianta di tipo basilicale composta da tre navate longitudinali, un transetto e un quadriportico. L’aspetto attuale corrisponde per ampia parte alla ristrutturazione barocca, avviata dopo il terremoto del 5 giugno 1688 su progetto dell’architetto napoletano Arcangelo Guglielmelli modificato e completato dall’architetto romano Carlo Buratti.
L’ingresso attuale ha modificato quello medievale con la coppia scultorea del leone e della leonessa. L’atrio è circondato da un porticato retto da 28 colonne di spoglio con archi a tutto sesto rialzato, che riecheggiano tipologie islamiche. Esso è arricchito su tutti i lati da una serie di sarcofagi romani, riutilizzati in epoca medievale, configurandosi come una specie di Pantheon della città. Sul lato meridionale sorge un alto campanile della metà del XII secolo. L’ingresso principale alla chiesa è costituito da una porta di bronzo bizantina, inserita in u portale marmoreo medievale. Le cappelle laterali risentono soprattutto della cultura barocca con quadri settecenteschi di buona fattura come il San Gennaro di Francesco Solimena e la Pentecoste di Francesco De Mura.
Non mancano prò le opere di altre epoche, come la statua gotica della Vergine col Bambino del XIV secolo, il Monumento funebre della Regina Margherita di Durazzo del Baboccio. Nella navata centrale si possono ammirare i celebri amboni degli ultimi decenni del XII secolo, decorati con sculture e mosaici di ambito siciliano. Da ammirare nel transetto il pavimento a mosaico dei primi decenni del XII secolo, i mosaici delle absidi laterali ed il sepolcro del papa Gregorio VII. Nella cappella del Tesoro, dopo la sacrestia, si possono ammirare diversi reliquiari gotici fra cui il braccio di San Matteo e le statue d’argento dei SS. Martiri Salernitani (XIII sec.), portate in processione in occasione della festa patronale. Al livello inferiore, in corrispondenza dell’altare centrale, vi è la Cripta.
Nel 1081 le SS. reliquie dell’apostolo Matteo, patrono della città, vennero inumate nella cripta alla presenza di Alfano I, dell’Imperatore Michele e del Duca Roberto il Guiscardo. La cripta si estende sotto il transetto ed il coro ed è costituita da un ambiente a sala con nove file di tre campate, con volta a crociera poggiate su colonne; queste ultime si snodano nelle diverse direzioni e formano, con mirabile effetto architettonico, un intreccio di curve che degradano sfumando. L’impianto a sala riprende una tipologia utilizzata dai monaci cluniacensi, ma la costruzione complessiva della Cattedrale è frutto del nuovo clima spirituale e religioso del XI secolo. Nel XVII secolo si determinarono per la Basilica inferiore grandi trasformazioni anche dovute allo stato di degrado in cui versava. I lavori furono commissionati a Domenico Fontana, responsabile del progetto architettonico e decorativo. Il Fontana concepì la volta della cripta in riquadri ottagonali che si alternano a quelli circolari, delimitati da stucchi e dipinti ad affresco. Egli determinò il doppio altare centrale di S. Matteo, la cui statua bifronte favoriva la celebrazione simultanea di due messe e collocò nell’abside centrale le soglie dei SS. Martiri Salernitani.
Il Fontana si avvalse della collaborazione di B. Corenzio e della sua bottega (1606-1608) per i dipinti della volta raffiguranti la Storie di S.Matteo, di N. Naccherino per la statua di bronzo di S.Matteo. Nel XVIII secolo, tra il 1718 ed il 1721, furono modificati i due accessi alla cripta dalle navate. Nel 1763 fu ricoperta di marmi policromi da Francesco Ragozzino, integrando e rispettando pienamente il presupposto decorativo concepito dal Fontana.
La Cripta
La Cripta costituisce il primo nucleo nella costruzione del duomo. Già nel Marzo 1081, alla presenza di Roberto il Guiscardo e dell’Arcivescovo Alfano I, venivano deposte le reliquie di san Matteo, dei santi martiri e di altri santi come si evince dalle diverse lapidi ivi collocate, le quali dimostrano che a quella data la struttura era già completa. La cripta, come la si vede oggi,corrisponde ai lavori eseguiti agli inizi del Seicento ad opera degli architetti Domenico Fontana e del figlio Giulio Cesare, i quali hanno sfruttato la centralità del sepolcro di san Matteo, il luogo più sacro di tutta la chiesa ed intorno al quale ruotano tutti gli altri spazi. L’altare in marmi policromi è arricchito da entrambi i lati da un elegante baldacchino. Ad ornamento dell’altare il Collegio Medico Salernitano donò nel 1666 e nel 1673 due coppie di pregevoli candelabri in ottone, fatti realizzare da Francesco Rosso. Negli scorsi anni ’60 la struttura dell’altare fu totalmente trasformata. Sul lato settentrionale fu eretto un nuovo altare. Qui attraverso una piccola apertura è possibile vedere il sepolcro di S.Matteo. Al centro del doppio baldacchino dell’altare sono collocate due statue gemelle di S. Matteo realizzate da Michelangelo Naccherino nel 1606. Il Santo è raffigurato mentre scrive il Vangelo con un libro poggiato sul ginocchio sinistro e una penna sulla mano destra. Al suo fianco un angelo gli porge un calamaio.
Il luogo più sacro per la città di Salerno è, senza dubbio, il Sepolcro che custodisce le preziose Reliquie del suo augusto patrono S. Matteo.
La posizione stessa del Sepolcro, collocato al centro della Cripta, sta ad indicare che esso ne forma la parte più vitale da cui irradia luce e fervore.
Nel 1081, terminata la nuova e spaziosa cripta, Alfano I deponeva le reliquie dell’apostolo e quelle dei santi e martiri che dovevano fargli corona.
Oggi, come la si vede, la Cripta corrisponde ai lavori eseguiti agli inizi del ‘600 su progetto degli architetti Domenico e del figlio Giulio Cesare Fontana, i quali hanno reso scenografico e funzionale lo spazio organizzandolo intorno alla doppia statua bifronte del santo, eretta sopra il sepolcro, con un doppio altare.
Questa doppia statua è stata realizzata da Michelangelo Naccherino nel 1606.
L’abside destra è detta dei Santi Confessori di cui vi è una rappresentazione al di sopra dell’altare di marmo attribuita a Luigi Roderico. Sulle pareti in alto due affreschi illustrano l’Assedio di Salerno da parte di Barbarossa e la Tempesta scatenata da San Matteo, avvenuta grazie ad un miracolo del santo che fece affondare gran parte della flotta nemica e salvare la città. Nella volta gli affreschi raffigurano S. Grammazio, il Miracolo della liberazione di un indemoniato, la guarigione di un malato e le allegorie: La Sapienza, La Fortezza e La Giustizia.
Nell’abside centrale sono custodite le spoglie dei santi martiri Caio, Ante e Fortunato e di San Felice. L’altare in marmo policromo fu donato dalla Scuola Medica Salernitana nel 1753. I busti di bronzo dei santi martiri sono stati realizzati da Giovan Domenico Vinaccia, e datati 1680. La volta è ricoperta di stucchi ed affreschi di Belisario Corinzio che raffigurano scene della vita dei Santi Martiri.
L’abside sinistra è dedicata alle Sante Vergini. Qui erano infatti conservate le reliquie di Marina e Costanza. L’altare in marmi policromi risale al sec. XVIII, con una cornice marmorea che inquadra la tela dipinta da Pacecco De Rosa raffigurante la Madonna delle Grazie e le SS. Trofimena Costanza e Agata. Nella lunetta laterale si trova un affresco esagonale che rappresenta S.Agata guarita in carcere da S.Pietro. La cappella delle reliquie fu fatta realizzare nel 1957 dall’Arcivescovo Moscato. In essa sono state trasferite, in appositi ovali le reliquie dei Santi ritrovate nella Cripta.
La Cappella del Tesoro
Attraverso una porticina all’interno della sacrestia si accede alla Cappella del Tesoro, in origine detta anche delle Reliquie o Reliquiario. Il termine tesoro, infatti è riferito non tanto ai preziosi quanto ai resti dei santi. Come la sacrestia, fu portata a termine dall’arcivescovo Cervantes alla metà degli anni sessanta del Cinquecento.
Essa è costruita da un piccolo ambiente molto raccolto di soli 36 metri quadri, fornito in origine di un abside centrale, chiusa successivamente nella parte basa a formare un grande armadio contenitore.
Del periodo iniziale restano solo le fasce di pavimento laterali in piccole quadrelle maiolicate dipinte a mano, mentre il resto dell’ambiente risente della profonda ristrutturazione operata entro il 1730, come si legge dall’epigrafe in controfacciata.
Entro questa data fu dipinta la volta, secondo un gusto barocco, raffigurante Il Paradiso Salernitano, ricco delle immagini di santi le cui reliquie si trovano nella cattedrale di San Matte.
Le pareti sono decorate, invece, con quadrature architettoniche, soprattutto colonne e finestre con vasi, che consentono una dilatazione ottica dello spazio. L’autore è il pittore beneventano Filippo Pennino, attivo nell’area salernitana nei decenni centrali della prima metà del XVIII secolo.
Nel locale sono custodite le cinque statue d’argento che sono portate in processione il 21 Settembre (la statua lignea raffigurante San Giuseppe non è custodita in Cattedrale).
Dal 21 Novembre 2015, il giorno 21 di ogni mese, la Cappella del Tesoro di San Matteo sarà aperta alle visite dalle ore 9.00 alle ore 13.00.
L’ingresso ha un costo di € 1 (un euro).
fonte: Sito web